“Il mio quartiere” di Valtesse: informare per condividere e prendersi cura
Il racconto di Manuela e Sara
3 serate di formazione; 25 partecipanti e 13 reti di quartiere coinvolte. Questi i numeri del secondo laboratorio di “Comunicazione interna ed esterna alle Reti” attivato a fine 2019 dal Servizio Reti Sociali e riservato a chi, le Reti di quartiere, le frequenta e le vive con l’obiettivo di migliorare insieme la qualità della vita nei quartieri stessi.
All’interno di contesti specifici come lo possono essere le varie Reti di quartiere, comunicare significa trasmettere ciò che si prova nel mettersi a disposizione della propria città, del proprio quartiere: per renderlo più bello, più vivo, migliore; una disponibilità che deve invogliare altre persone a partecipare, a rendersi a propria volta cittadini attivi in modo da condividere questo percorso comune di “cura del luogo in cui si vive”. Il connubio tra comunicazione e disponibilità per la propria città è stato il cuore del percorso che il formatore Marco Vanoli ha elaborato e ha condiviso insieme ai partecipanti.
La formazione – prosecuzione della prima edizione svoltasi in primavera 2019 – si è articolata in tre serate dove i partecipanti non solo hanno potuto apprendere e ragionare sulle sfide del “comunicare all’interno e all’esterno delle reti di quartiere” ma hanno potuto sperimentare, attraverso i lavori di gruppo proposti dal formatore, modalità e strategie di comunicazione sociale.
La prima serata è stata dedicata ai nuovi iscritti al laboratorio; durante l’incontro il formatore ha provato a condensare alcuni tra i concetti più importanti che erano stati trattati nel corso della prima edizione. Ogni comunicazione, infatti, presuppone un “chi comunica, cosa comunica, a chi comunica”. Analizzando questa triade si è verificato come una difficoltà insita nella comunicazione tipica delle realtà partecipanti alle Reti di quartiere risieda nel contenuto da comunicare, la città che è al tempo stesso anche soggetto e destinatario della comunicazione stessa. Suggestivo e sfidante allo stesso tempo è provare, dunque, a costruire una narrativa della città, uno storytelling elaborato dagli stessi cittadini che la compongono. La comunicazione sarà davvero efficace quando riesce nella sua narrativa a toccare il cuore del cittadino: raccontare la città dunque deve prendere in esame il racconto del “noi” – della comunità – e dell’ “adesso” – dei problemi da risolvere, o meglio delle sfide cui rispondere.
Nel secondo e nel terzo incontro del percorso i partecipanti hanno sperimentato alcune modalità di racconto della città. Come è possibile – ci si è chiesti – far sì che la comunicazione che viene elaborata all’interno delle Reti possa ingaggiare, muovere all’azione altri nostri concittadini? E come è possibile far sì che vi sia aderenza tra proposta e adesione ad un evento? Spesso, infatti, alla fatica nell’organizzare un evento non corrisponde una proporzionata partecipazione all’evento stesso: dov’è l’errore? Cosa possiamo fare per comunicare al meglio le sfide della nostra città e del nostro quartiere? Secondo Vanoli le Reti dovrebbero maggiormente riflettere sul touchpoint, ovvero quel punto in cui comunicante e destinatario entrano in contatto tra loro: tale analisi permetterebbe direttamente di comprendere al meglio quale canale utilizzare per comunicare e la modalità migliore di comunicare un dato contenuto.
L’esercitazione finale ha permesso a tutti i partecipanti di mettere le mani in pasta, ragionando a piccoli gruppi su alcuni elaborati comunicativi prodotti dalle varie Reti di quartiere indagandone alcune caratteristiche prese in esame nel corso della formazione: il touchpoint, il valore emotivo, la sfida e la chiamata all’azione (call to action) che quella comunicazione esercitava; un modo per analizzare criticamente situazioni passate e allo stesso tempo progettare nuove idee per il futuro.
Obiettivo dei percorsi formativi rivolti ai componenti delle Reti di quartiere è quello di promuovere e stimolare riflessioni creando circolarità: i partecipanti alle attività laboratoriali sono sollecitati a condividere all’interno del proprio contesto di Rete l’esperienza vissuta. Tecniche, suggerimenti, spunti di riflessione, esperienze di altri quartieri cittadini diventano quindi patrimonio condiviso da parte di un gruppo più ampio di cittadini e motore di possibili nuove attivazioni nei quartieri.
Le Reti sociali di Quartiere sono aperte a tutti i cittadini che, come singoli o in qualità di rappresentanti delle realtà nelle quali operano, vogliono contribuire alla costruzione e trasformazione del proprio quartiere.
Scopri dove si trova la Rete sociale del tuo quartiere, quali sono le realtà che ne fanno parte e quali iniziative e attività organizza.