“Il mio quartiere” di Valtesse: informare per condividere e prendersi cura
Il racconto di Manuela e Sara
Valentina, se non fosse stato per il gruppo di rilancio che si è impegnato in quest’impresa insieme all’ex presidente Romeo Ruggeri, che per primo ha lanciato la palla, e per le altre persone che hanno partecipato a quest’impresa, oggi il CTE di San Colombano sarebbe in una situazione critica. Raccontaci cosa è successo.
Circa un anno fa ci si è resi conto che per mancanza di volontari e di fondi il CTE rischiava di chiudere. L’esigenza fondamentale era allargare il target ad altre generazioni. Per rilanciare e trasformare il Centro è nato un gruppo che ha cominciato a pensare come realizzare tutto questo.
Come avete mosso i primi passi?
Abbiamo cominciato ad incontrarci con cadenza regolare e pensato di creare innanzitutto un questionario per comprendere le esigenze dei residenti. Non è passato molto prima che ci rendessimo conto che la diffusione del questionario aveva prima di tutto lo scopo di far conoscere le nostre intenzioni. Senza volerlo stavamo realizzando anche l’obiettivo di far conoscere l’esistenza del Centro e mostrare che volevamo trasformarlo.
Come hanno reagito i residenti?
All’inizio non è stato facile, ma questo è dovuto soprattutto al fatto che manca l’idea della condivisione. È vero che è così anche negli altri quartieri e quindi non è semplice da nessuna parte stimolare la partecipazione. Ogni quartiere ospita persone che sono molto diverse tra di loro ed è chiaro che può sembrare difficile trovare un punto di incontro. All’inizio è stato così anche qui. Se però andiamo a guardare al successo soprattutto di alcune delle iniziative che abbiamo lanciato si vede che pian piano qualcosa sta cambiando. È un processo che ancora si sta creando, questo è fuori discussione. È difficile tirare le fila ora dopo solo un anno di attività.
Ecco, parliamo un po’ delle attività. Qual è stata l’offerta del CTE da quando avete preso in mano la situazione?
Oggi CTE non sta più per “Centro Terza Età” ma per “Centro per Tutte le Età”. È un passaggio importante che ci ha guidato molto nella scelta del calendario. Per gestire l’offerta abbiamo cominciato suddividendo l’anno in tre macro-periodi e separando gli eventi straordinari dalle attività continuative. Questo ci ha aiutato a gestire meglio il processo di organizzazione e comunicazione. Entrando nello specifico, l’offerta del Centro è davvero vastissima: si va dal Burraco del mercoledì alla merenda offerta il lunedì, dai pranzi al corso di Yoga che ha avuto un incredibile successo. C’è la Festa dei Nonni, la Festa per Santa Lucia e le conversazioni tematiche su sicurezza, cucina, storia, attualità. Ma il Centro organizza anche attività fuori dal suo spazio. Penso soprattutto alle passeggiate con le Guardie del Parco dei Colli che purtroppo non sono ancora abbastanza conosciute, ma che costituiscono davvero una bella occasione per stare insieme e imparare qualcosa.
Valentina, com’è il quartiere che vorresti?
Sogno un quartiere più aperto, dove ci sia più comprensione e più condivisione. Un quartiere in cui le persone si sentano parte attiva e condividano un’identità comune. Spero davvero che il CTE possa essere l’inizio di questo cambiamento.
Le Reti di quartiere sono aperte a tutti i cittadini che, come singoli o in qualità di rappresentanti delle realtà nelle quali operano, vogliono contribuire alla costruzione e trasformazione del proprio quartiere.
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