“Il mio quartiere” di Valtesse: informare per condividere e prendersi cura
Il racconto di Manuela e Sara
Giusy, che quartiere è Campagnola?
È un quartiere molto giovane e dinamico, che ha permesso ai suoi abitanti di creare importanti legami e spendersi molto come persone. Campagnola è però anche un quartiere che per molti aspetti vive la fatica della periferia. Mancano i servizi e i piccoli negozi di quartiere sono stati uccisi dagli ipermercati. Oggi abbiamo almeno una farmacia, ma per il resto manca molto. Bisogna poi considerare che Campagnola è attraversata da una superstrada e la viabilità pedonale è scarsa.
Che ruolo ha la Rete sociale in questa situazione?
Da quando è nata due anni e mezzo fa, la Rete sta aiutando molto a far attivare le persone. Innanzitutto, aiuta a mettere insieme le diverse voci e a conoscersi, poi c’è la questione della motivazione o, meglio, della ri-motivazione. La partecipazione non è qualcosa che è data una volta per tutte, ma, al contrario, credo che sia assolutamente necessario trovare ogni giorno delle buone ragioni per essere attivi, di qui la necessità di ri-motivarsi. Non importa quanto importante per te sia il progetto a cui stai contribuendo, se è un percorso lungo che può andare incontro ad alcuni ostacoli è assolutamente necessario continuare a trovare nuove ragioni e stimoli. Credo che la Rete contribuisca molto ad aiutare in questa direzione.
Qual è il quartiere che sogni?
Sogno un quartiere dove quando si esce di casa ci si sorride e ci si aiuta. Un quartiere in cui le persone possono avere uno sguardo sugli altri e sentire che si è parte di una comunità unita e coesa.
Tu sei sempre stata attiva, anche prima della nascita della Rete sociale, giusto?
È vero, per me personalmente un grande ruolo è stato giocato dalla scuola dei miei figli. Ho cominciato lì a capire quanto la propria voce possa contare e quanto sia importante partecipare. Poi ho cominciato io stessa ad organizzare iniziative e gruppi. L’ultimo di questi in termini temporali è “Librarsi”.
Di cosa si tratta?
È un gruppo nato dalla passione comune per la lettura. Ci siamo resi conto che c’erano tante persone che avevano voglia di discutere dei libri che leggevano e così è nata questa proposta di una specie di “libro forum” in cui le letture vengono proposte e decise molto democraticamente e, poi, discusse in gruppo. È una bella motivazione a leggere di più e, allo stesso tempo, un’importante occasione di condivisione. Non di rado si comincia discutendo del libro, e poi si finisce a chiacchierare di situazioni più personali che la lettura ha magari fatto emergere. È molto bello.
Quali sono altre iniziative che hai contribuito a organizzare e che hanno aiutato a creare unità?
Sulla scia di Librarsi avevamo immaginato uno Spazio lettura per bambini che però ha fatto più fatica a mantenersi attivo. Ma questo fa parte del mettersi in gioco: non tutto funziona per sempre. Il bello di partecipare e inventarsi progetti nuovi è anche ammettere ad un certo punto che le cose hanno un inizio e una fine e devono essere accettate così.
Le Reti di quartiere sono aperte a tutti i cittadini che, come singoli o in qualità di rappresentanti delle realtà nelle quali operano, vogliono contribuire alla costruzione e trasformazione del proprio quartiere.
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