“Il mio quartiere” di Valtesse: informare per condividere e prendersi cura
Il racconto di Manuela e Sara
Silvana, partecipi alla Rete di Borgo Palazzo alle Valli per conto dell’Associazione Calliope, che si occupa di supportare la scuola con iniziative di tipo culturale. Com’è stata avviata la vostra attività?
Il tutto è iniziato con la Scuola, facevo parte del Comitato Genitori dell’I.C. Alberico Da Rosciate. Il plesso è su due quartieri, Borgo S. Caterina e Borgo Palazzo. La scuola dei nostri bimbi non era particolarmente dotata da un punto di vista tecnologico. Come psicologa, mi interrogavo sull’utilizzo degli strumenti tecnologici all’interno della scuola. E così, insieme ad altri genitori, abbiamo fatto delle campagne di raccolta fondi per dotare la nostra Scuola delle famose LIM, cioè le lavagne interattive multimediali.
Da quanto tempo siete attivi nel quartiere?
Abbiamo cominciato sette anni fa. Con gradualità, pazienza e umiltà insieme alle mie amiche mamme abbiamo fatto esperienze straordinarie: ore e ore di marmellate e alla fine abbiamo regalato 4 LIM alla Scuola. Abbiamo creato una sinergia tra Scuola e famiglia: con la LIM si sostengono i docenti dando loro uno strumento importante per riflettere sulla didattica e ripensarla in modo da raggiungere tutti gli studenti, offrendo a ognuno le stesse possibilità e cercando di colmare il gap tra Scuola e società.
Oltre al progetto LIM vi siete dati altri obiettivi?
La mia idea era costituire una banda scolastica, poi abbiamo deciso di partire dal coro. È iniziata la co-progettazione con la Scuola, grazie al precedente dirigente, Iuliano. Rimaneva però scoperta l’assicurazione. Scopriamo che l’U.S.C.I. (Unione Società Corali Italiane) dà delle agevolazioni per assicurare i coristi e i musicisti dei cori. È nata da questa necessità l’Associazione, formata da mamme e docenti della Scuola, con l’obiettivo di portare avanti il progetto Coro.
L’associazione si è aperta al mondo dell’arte. Come è cresciuta questa consapevolezza?
Siamo partiti dal dover pagare l’assicurazione, ora stiamo focalizzando quanto l’arte stia trasformando le nostre vite. La consapevolezza arriva mentre le relazioni si stringono, questa è la grande differenza che, credo, a livello territoriale, stia facendo questa esperienza con l’arte.
Non è semplice, attraverso l’arte abbiamo sviluppato l’arte relazionale che ha coinvolto il territorio in un progetto artistico, l’arte ha profondamente cambiato e sta cambiando le nostre pratiche di comunità.
Concretamente come opera l’associazione?
Abbiamo formato un piccolo coro di genitori che sostiene il coro dei ragazzi negli spettacoli. Ci stiamo dilettando ancora oggi nella costruzione dello spettacolo finale, una sorta di musical nato grazie alla sinergia tra docenti, genitori e territorio, anche con il direttore del Centro Universitario Teatrale. L’associazione è stata presentata alla Rete ed è stato possibile radicarsi nel territorio grazie a tutte le collaborazioni che sono nate spontaneamente.
Chi fa parte del Coro?
Il Coro è sempre stato aperto a tutti. Ora è diventato Coro d’Istituto. La maggioranza dei partecipanti risiede a Borgo Palazzo. Nel coro d’Istituto ci sono dai 20 ai 25 bambini. Si trovano una volta alla settimana, di martedì pomeriggio per un’ora circa.
E gli adulti?
I genitori sono tantissimi, 20/25 persone, per produrre un musical serve tanta gente: dietro le quinte, attori non attori, cantanti non cantanti. Noi adulti ci incontriamo ogni mercoledì, è un’occasione per fare qualcosa di diverso. L’idea di mettersi in gioco con l’arte ha cambiato le nostre relazioni e il nostro modo di vedere la comunità.
È molto interessante l’idea del cambiamento collegata alla comunità. Quanto è stato importante mettersi in relazione con il territorio?
Per dare continuità al progetto è necessario aprirsi al territorio, dove ci sono scambi di idee, ulteriori aperture e connessioni. Per noi la Rete è stata un punto cardine per legare e per aprire l’associazione non solo alla scuola ma anche alle altre realtà. Grazie all’arte siamo riusciti a farci ibridare dal territorio e a trasformare le nostre pratiche, abbiamo tessuto relazioni intergenerazionali e fatto davvero pratica di comunità.
Da quando avete cominciato a preparare spettacoli?
Da tre anni, da quando è nato il Coro. Nel primo anno abbiamo fatto “Pinocchio, l’avventura dal naso lungo”, il secondo anno, ispirati da Cats, è andato in scena “Sti Gacc di Vicolo Morla”.
Abbiamo rivisitato il copione e l’abbiamo territorializzato. Adesso stiamo preparando uno spettacolo ispirato a Piccole Donne e anche questo avrà una declinazione nel nostro Borgo… però non posso svelare in anticipo. Per questo spettacolo abbiamo instaurato una collaborazione con l’Istituto Caniana.
Ci sono altri progetti per il futuro?
Da tempo è nato un gruppo di una decina di bambine che si chiama “Green Pink”: vogliono piantare alberi nella città e stanno raccogliendo soldini vendendo i loro vestitini usati attraverso il mercatino della Terza Piuma, un’associazione che fa parte della Rete e che ci offre lo spazio gratis. Adesso siamo in dirittura d’arrivo, abbiamo trovato il posto dove piantare.
Nei miei sogni c’è l’idea di continuare a offrire esperienze artistiche che formino. Il come non lo so ancora, dipende dai compagni di viaggio, ma sono certa che li troverò, questo è indubbio.
Le Reti di quartiere sono aperte a tutti i cittadini che, come singoli o in qualità di rappresentanti delle realtà nelle quali operano, vogliono contribuire alla costruzione e trasformazione del proprio quartiere.
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