“Sogno un quartiere in cui le generazioni condividono gli spazi, di modo che quelle precedenti possano trasmettere l’importanza della partecipazione a quelle successive”

“Sogno un quartiere in cui le generazioni condividono gli spazi, di modo che quelle precedenti possano trasmettere l’importanza della partecipazione a quelle successive”

Condivisione: la più bella eredità per le nuove generazioni

Il racconto di Mario

Mario, coordinatore della Rete sociale di San Paolo. Da quanto tempo hai questo ruolo?
Ricopro questo incarico da quasi due anni, ma sono parte della Rete da sempre. Ricordo quando è nata circa 12 anni fa con l’obiettivo di occuparsi di tematiche legate all’infanzia e all’adolescenza. Poi pian piano abbiamo cominciato ad affrontare anche temi legati al territorio, alla viabilità, alla sicurezza e, soprattutto, alla fragilità delle persone anziane.

La questione anziani è un tema importante in questo quartiere.
Sì, lo è. Una parte notevole dei residenti è composta da persone anziane. Ci sono centri che contano più di 300 tesserati, però è difficile tirarli fuori dagli spazi dedicati ai “senior”. Devo dire la verità, non so proprio come andarli a pescare, eppure io sono convinto che nella loro partecipazione ci sarebbe grande potenzialità.

Se dovessi indicare un aspetto positivo e uno negativo di San Paolo?
Credo che le due risposte possano essere legate. San Paolo è un quartiere fortunato, dove c’è tutto. Abbiamo un oratorio posizionato proprio in mezzo alle scuole che crea un polo di aggregazione importante. San Paolo è un quartiere che sta bene sotto molti aspetti e questo, paradossalmente, crea una reazione che negativa: le persone stanno bene e non sentono l’esigenza di partecipare alla vita del quartiere. C’è più individualismo che partecipazione, manca un po’ di cittadinanza attiva.

Come opera la Rete sociale in questo contesto?
Il nostro è un ruolo soprattutto di coordinazione tra le varie realtà del quartiere. Mappiamo gli eventi di modo da evitare le sovrapposizioni tra le iniziative organizzate da enti e associazioni. Ma abbiamo anche organizzato qualcosa di grande tutti insieme, come la Festa della comunità associata alla Festa della scuola.

Ti viene in mente un’occasione in cui hai sentito molta partecipazione?
Da due o tre anni organizziamo il campeggio della Festa della scuola. L’ultimo sabato e domenica prima delle vacanze le famiglie si riuniscono nel giardino della scuola e piantano le tende per trascorrere lì la notte tutti insieme. Prima c’è la cena, che spesso raccoglie anche altri residenti. L’anno scorso abbiamo contato più di 30 tende e oltre 300 partecipanti alla cena.

Un’ultima domanda: qual è il quartiere che sogni?
Un quartiere in cui le generazioni convivono in spazi condivisi, di modo che quelle precedenti possano trasmettere l’importanza della partecipazione a quelle successive e queste a quelle future. Così che tutti comprendano il senso profondo della convivenza e dell’appartenenza comunitaria.

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